Jaime Munguia è risultato positivo a un controllo antidoping effettuato all’indomani della vittoria su Bruno Surace, avvenuta il 3 maggio scorso a Riyadh. Secondo quanto riferito da Mike Coppinger, il campione A, prelevato il 4 maggio, ha evidenziato la presenza di metaboliti esogeni del testosterone, una sostanza vietata.
Munguia (45-2, 35 KO), allenato da Eddy Reynoso, ha ora 10 giorni di tempo per richiedere l’analisi del campione B, che potrebbe confermare o smentire la positività. La notizia ha suscitato scalpore, soprattutto dopo la convincente vittoria su Surace (26-1-2, 5 KO), battuto con decisione unanime in 12 round. I punteggi parlano chiaro: 117-111, 116-112 e 117-111.
Il contrasto con il primo incontro del 14 dicembre a Tijuana è netto: allora, Surace aveva messo KO Munguia al sesto round, conquistando una vittoria storica. Proprio per questo, la prestazione dominante del messicano nella rivincita ha destato sospetti tra appassionati e addetti ai lavori.
Bruno Surace ha commentato duramente la vicenda:
“Sono scioccato. Nella boxe non c’è spazio per gli imbrogli. Ho battuto Munguia in modo pulito e ho accettato la rivincita. Ora voglio che il risultato venga annullato.”
Il 28enne Munguia non aveva mai avuto problemi con i test antidoping nei suoi 12 anni di carriera, ma la posta in gioco questa volta era alta. Doveva riscattare una sconfitta che rischiava di compromettere la sua credibilità nella categoria dei supermedi.
L’esito del campione B sarà determinante. Se dovesse confermare la positività, la sua vittoria potrebbe essere annullata. Tuttavia, il peso commerciale del pugile — molto seguito in Messico e negli Stati Uniti — potrebbe influenzare le decisioni dei regolatori.
I fan sui social parlano già di una vittoria “dopata” e chiedono giustizia per Surace. L’eventuale conferma della violazione rischia di mettere un’ombra duratura sulla carriera di Munguia.
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