Julio César Chávez Jr. arrestato dall’ICE dopo la sconfitta contro Jake Paul: ora rischia l’espulsione dagli USA e un processo in Messico per traffico d’armi.
A cinque giorni dalla sua sconfitta contro Jake Paul all’Honda Center di Anaheim, il pugile messicano Julio César Chávez Jr. è stato arrestato mercoledì dagli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE).
Secondo quanto riportato dal Dipartimento della Sicurezza Interna (DHS), l’ex campione dei pesi medi, 39 anni, è accusato di violazione del visto, false dichiarazioni nella domanda per la green card e gravi legami con il cartello di Sinaloa.
Arrestato in scooter davanti casa: l’accusa è pesantissima
Chávez Jr., figlio della leggenda della boxe Julio César Chávez, è stato fermato mentre si trovava in scooter nei pressi della sua abitazione a Studio City. Un video diffuso giovedì mostra il pugile collaborare senza opporre resistenza all’arresto.
L’avvocato di Chávez, Michael Goldstein, ha definito le accuse “scandalose” e prive di fondamento, ribadendo che il suo assistito è stato arrestato per una “questione di visto”.
Tuttavia, secondo il DHS, Chávez Jr. sarebbe coinvolto nella criminalità organizzata e nel traffico internazionale di armi da fuoco, munizioni ed esplosivi, con un mandato d’arresto attivo emesso dalla Procura Generale del Messico.
Accuse di legami con il cartello di Sinaloa
Il DHS ha fatto sapere che Chávez è considerato un affiliato del cartello di Sinaloa, gruppo criminale designato come organizzazione terroristica straniera dal governo Trump. La sua richiesta di residenza permanente, avanzata il 2 aprile 2024, si basava su un matrimonio con una cittadina americana collegata al cartello tramite una relazione passata con uno dei figli di Joaquín “El Chapo” Guzmán.
Il pugile rischia l’espulsione accelerata
Il visto turistico di Chávez era scaduto nel febbraio 2024. Dopo aver presentato la domanda per la green card, l’ICE lo ha monitorato ma non ha agito fino al 3 luglio. Il DHS ha motivato l’arresto sottolineando che Chávez rappresenta “una minaccia per la sicurezza pubblica”.
Il pugile dovrebbe comparire in tribunale lunedì prossimo per rispondere, tra l’altro, alle accuse pendenti relative al possesso illegale di armi d’assalto, dopo un arresto avvenuto a Los Angeles nei primi mesi del 2024.
Reazioni politiche e contesto nazionale
L’arresto arriva in un momento di forte tensione in California meridionale, dove si è registrato un incremento degli arresti per immigrazione e numerose proteste. Il presidente Trump ha colto l’occasione per ribadire la sua linea dura sull’immigrazione e sul crimine organizzato, lodando l’operazione dell’ICE e annunciando l’apertura di un nuovo centro di detenzione in Florida, soprannominato “Alligator Alcatraz”.
“Con Trump, nessuno è al di sopra della legge”, ha dichiarato Tricia McLaughlin, assistente segretario per la Sicurezza Nazionale, puntando il dito contro l’amministrazione Biden per aver permesso a Chávez di rientrare nel Paese nel gennaio 2025.
Il futuro di Chávez Jr. è incerto
Nonostante la recente sconfitta sul ring contro Jake Paul, la situazione più critica per Chávez Jr. si gioca ora sul piano legale e diplomatico. Con l’estradizione già in corso da parte del Messico, il pugile rischia una lunga pena detentiva per reati gravissimi.
Il suo entourage continua a smentire ogni legame con il cartello e definisce l’arresto “un attacco politico e mediatico”. Tuttavia, con una fedina penale che include precedenti per guida in stato di ebbrezza e possesso di armi, il suo futuro negli Stati Uniti sembra appeso a un filo.
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