Dall’angolo del ring a quello della vita: cinque domande a un campione che non ha mai smesso di combattere.
Dopo una carriera che lo ha visto conquistare il titolo italiano e la cintura IBF Mediterraneo nei pesi medi, Luca Chiancone ha dovuto lasciare il ring a soli 27 anni a causa di un grave infortunio alla retina.
Ma il pugilato non lo ha mai davvero abbandonato. Oggi continua a farne parte, seppur sotto nuove vesti: attraverso la comunicazione sportiva, progetti imprenditoriali e iniziative formative, trasmette i valori della disciplina alle nuove generazioni, con l’obiettivo di restituire al pugilato tutto ciò che ha ricevuto.
In questa intervista ci racconta come ha affrontato il cambiamento, quali principi lo guidano ancora oggi e, soprattutto, su quale pugile italiano punterebbe nell’immediato per la conquista di un titolo mondiale.
Luca, il ritiro è sempre un passaggio delicato per un atleta, soprattutto quando arriva all’improvviso. Nel tuo caso, una seria lesione alla retina ti ha costretto a fermarti a soli 27 anni. Come si affronta, sul piano umano e interiore, una decisione così dura? E da dove è nata la forza per trasformarla in un nuovo inizio?
L’evento è stato inaspettato. Il cambiamento di vita, a sua volta, è stato talmente repentino che mi è difficile risponderti in maniera esaustiva. La verità è che tutto ciò che sto affrontando è una continua sorpresa: dalla scoperta di come si fa una spesa quotidiana, fino al riscoprire chi sono IO come persona e non solo come l’atleta che ho impersonificato fino ad oggi. Cambia il ring, ma le differenze sono minime… un passo alla volta, l’importante è tenere il centro del ring.
Hai sempre dimostrato un raro equilibrio tra la carriera pugilistica e quella imprenditoriale, con la tua agenzia di comunicazione. Quanto è stato difficile gestire due strade così intense, e cosa ti ha insegnato il pugilato che oggi applichi nel tuo lavoro creativo?
Estremamente complicato. Difficile a dirsi quando sei un atleta laureato, con un’impresa e una carriera da pugile. Ti viene detto che “non hai fame”, come nei classici cliché del pugile di strada. A dire il vero, ciò che mi ha permesso, con estrema fatica , di coordinare il tutto ed essere performante è stata l’incredibile fame di essere, e al contempo la consapevolezza che io voglio essere tutto ciò che desidero, senza limitazioni. Ad oggi, la boxe mi ha insegnato, nei momenti di profonda crisi gestionale, a mantenere la calma e restare focalizzato.
Nei tuoi match è sempre emersa una grande consapevolezza tattica. Oggi, quanto pensi conti davvero l’intelligenza strategica rispetto alla sola forza fisica? E qual è stato, secondo te, il tuo vero punto di forza sul ring… e qual è quello che ti guida oggi, fuori dal ring, come uomo?
Credo che il timing e la lucidità, anche nei momenti più critici, siano stati, insieme alla solidità, i miei punti di forza che hanno realmente fatto la differenza.
Forza e tattica, a mio parere, si equivalgono: non sempre la tattica scelta è la più adatta, e molto spesso far emergere un aspetto più incline alla pura forza apre dei varchi utili a valutare una nuova strategia, soprattutto quando l’eccessiva “tatticità” crea un momento di stallo.
Oggi, nella vita di tutti i giorni, mi guida la resilienza e la capacità di evolvermi in base alla situazione.
La tua storia ha ispirato molti giovani pugili, non solo per le vittorie ma per la tua visione a 360°. Se dovessi dare un consiglio a un ragazzo che sogna la cintura ma anche un futuro oltre il ring, cosa gli diresti?
Di scegliere la costanza, la determinazione e la voglia di fare. Senza scorciatoie, e di spingere più forte che mai. I successi, molto spesso, sono attimi: devi tenerti pronto al grande momento anche quando non sembra essere quello. È importante ragionare su micro-obiettivi, senza mettersi addosso pressioni inutili. Arriverà il momento giusto in cui tutti i punti si uniranno.
Con l’esperienza che hai maturato sul ring e fuori, potresti essere oggi un osservatore tecnico di grande valore. Se dovessi puntare su un pugile italiano capace di conquistare presto un titolo importante, su chi andrebbe la tua scelta? Un nome secco… e perché proprio lui?
Reputo Ethinosa Oliha e Michael Magnesi i più vicini al vero e concreto successo nel breve termine. Forza, costanza e irruenza nei momenti giusti: è una ricetta che risulta sempre vincente nei momenti che contano. Aggiungo che sono molti gli attuali prospect, e sono felice di essere stato testimone e partecipe attivo di questa “new age” tanto ambiziosa.
Luca Chiancone rappresenta un esempio raro di equilibrio tra mente, corpo e visione. Anche lontano dal ring, ha saputo trasformare un momento difficile in una nuova occasione, mettendo in campo la stessa disciplina e determinazione che lo hanno reso un atleta rispettato.
Con l’augurio che i suoi progetti imprenditoriali possano crescere con successo, e che il suo contributo continui a ispirare e formare le nuove generazioni del pugilato italiano.
Si ringrazia Luca Chiancone per la sua disponibilità.
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